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Mouth Wide Shut
Ovvero quando la bocca deve stare ampiamente chiusa

“Unstoppable Soul” e l'imago paterna.

Vi ricordate il film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrik del 1999? Se non lo avete visto, vi suggerisco di vederlo. Si tratta di un’opera intrigante e molto interessante. Letteralmente Eyes Wide Shut vuol dire “occhi ampiamente chiusi”  ed è chiaramente un ossimoro, una contrapposizione forte in quanto siamo in presenza di due termini che non possono stare insieme, che non riflettono un senso compiuto. Il film infatti ci parla di una situazione in cui spesso tutti ci possiamo trovare: la negazione di qualcosa di cui in realtà  siamo pienamente coscienti. Si può trattare di un tradimento oppure “semplicemente” di fantasie di tradimento, come nella situazione vissuta dai protagonisti del film. Alla fine entrambi scoprono aspetti dell’altro e dell’altra che non immaginavano e da questi ne rimangono spaventati. La verità è a volte, per quanto desiderata, scioccante: si vorrebbe chiudere gli occhi di fronte ad essa per timore di perdere il controllo, di non riuscire a gestire l’emozione o l’impeto percepito.

Ecco, è proprio a questo film che ho pensato quando ho appreso la notizia di un “nuovo” dispositivo creato per “aiutare” le persone definite “obese” a perdere peso. Ed ora vi spiego perché. Seguitemi.

La notizia innanzitutto mi giunge da colleghi che lavorano negli Stati Uniti e in Canada e che come me si occupano delle patologie collegate ai disordini alimentari e dell’immagine corporea. Lì certe notizie arrivano prima. Si tratta di un dispositivo nato da un lavoro di ricerca dell’Università di Otago in Nuova Zelanda e ricercatori inglesi e che dichiara essere “il primo dispositivo per la perdita di peso a livello mondiale che si prefigge di combattere l’epidemia dell’obesità globale” (o globesity, come viene ormai denominata).

In realtà ho scoperto che già negli anni Ottanta alcune persone erano state sottoposte ad interventi chirurgici per chiudere le loro mascelle perché non potessero mangiare. Pratica questa ben presto abbandonata per il rischio di soffocamento nel caso in cui al paziente capitava di vomitare.

Ma questa volta i ricercatori hanno pensato di andare “all’orgine”, ovvero di controllare l’apertura della porta di accesso del cibo: la bocca. Ebbene sì, hanno inventato un dispositivo orale che viene posizionato nella bocca proprio per impedire di ingerire cibi solidi. Si tratta di bulloni e magneti fissati tra i denti superiori e inferiori cosicchè la bocca possa aprirsi solo per 2 millimetri. Naturalmente è stato testato su alcune persone, 7 donne (!) per due settimane durante le quali hanno registrato una perdita di peso, ma anche disagio nel parlare, nello stare con gli altri etc.

Inutile dire che molti hanno accolto la notizia con grande preoccupazione, se non addirittura orrore. Per altre persone che vivono nell’incubo di non riuscire a limitare l’introito di cibo, invece, può apparire come “la soluzione”, l’unico modo per riuscire a liberarsi da tale angoscia. Eh sì, perché contrariamente a quanti molti pensano, molte persone non intraprendono una dieta per “liberarsi dai chili di troppo”, bensì per liberarsi dalla prigione in cui si sentono nel loro corpo, per svincolarsi dall’ossessione del cibo, dall’angoscia di non poter porre un argine al senso di sopraffazione che provano ogni giorno.

Si tratta a mio parere di un rimedio estremo. Da molti è stato paragonato ad un dispositivo di tortura che ricorda quelli usati durante il medioevo. Altri ne hanno parlato come di una sorta di “cintura di castità”.

Ma come mai ricercatori e medici investono nella ricerca per dispositivi di tal genere? Tale necessità sembra sorgere dall’allarmante dato fornito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo all’obesità, che viene descritta come uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale. A tutto il 2019 l’OMS ha stimato che 1,4 miliardi di persone nel mondo erano dichiarate obese. In particolare preoccupa l’obesità infantile che può comportare il rischio di sviluppo di diabete di tipo 2, asma, problemi cardiovascolari in età adulta, nonché problemi psicologici e sociali  (www.salute.gov.it).

Sono indubbiamente dati preoccupanti che fanno temere un peggioramento delle condizioni di salute di molta parte della popolazione mondiale. Le cause di questo andamento sono senza dubbio da ricercare nel cambiamento dello stile di vita a livello globale, che ha fatto registrare un minor coinvolgimento di adulti, bambini e ragazzi in uno stile di vita attivo. La sedentarietà, il cambiamento di abitudini sociali che ha visto sempre più spostare le interazioni dal mondo “fuori” a quello virtuale sui social, i pesi emotivi dovuti alle distanze affettive che spesso si creano all’interno di relazioni sempre più distratte dagli stimoli esterni, la disponibilità di cibo preconfezionato, precotto privo di qualiltà nutritive sono solo alcuni degli elementi che si sono evidenziati e che possono portare le persone ad una minore consapevolezza di ciò che introducono nel loro corpo riguardo al cibo e alle bevande, e nelle loro vite riguardo a relazioni, pensieri ed emozioni.

Insomma per ritornare sul punto centrale della riflessione del presente articolo, pare che i ricercatori abbiano parecchi validi motivi per cercare di portare soluzioni al “problema obesità” e tra questi quello di chiudere letteralmente la bocca!

E così potremmo, parafrasando il titolo del film di Kubrik, parlare di “Mouth Wide Shut”, ovvero di una bocca ampiamente chiusa, una bocca che ha una funzione, quella di favorire l’attaccamento alla vita, di far passare il nutrimento necessario alla nostra esistenza, quella porta che ci mette in contatto con il suo gusto, con il suo sapore sia dolce che amaro, sia piacevole che spiacevole. È attraverso la bocca che conosciamo il mondo, dapprima nella forma del seno materno e poi in tutte le cose che riusciamo ad afferrare con le nostre mani. E i bambini, si sa, portano tutto alla bocca proprio perché la bocca è il primo “organo tattile” che precede quello delle mani. È attraverso la bocca che il bambino comincia ad entrare in contatto con il piacere, con il godimento. E si tratta di un momento essenziale per un sano sviluppo psicosessuale, come Freud aveva ben descritto. Forse è per questo che alcuni hanno pensato alla cintura di castità…

Con i denti poi il piacere può spostarsi nel recidere, mordere, masticare. Ecco che quando il bambino indugia a lungo su questa fase stimolando ossessivamente la zona orale, accade che anche da adulti ci si ritrovi ad adottare comportamenti infantili, come la suzione, o l’ipernutrizione, o a sviluppare dipendenze dall’alcool o tabacco; altri ancora possono tendere alla logorrea e molte altre persone possono sviluppare patologie legate ai disturbi alimentari come bulimia, anoressia, binge eating. In tal senso parliamo di  “fissazione alla fase orale”.

Ma allora, se una persona decide di porre all’interno della sua bocca e tra i suoi denti, un dispositivo che la costringe a tenerla chiusa per non nutrirsi di cibi solidi, non sarà in qualche modo, suo malgrado, portata a vivere una sorta di regressione? Non ci sarà il rischio di una auto-castrazione, di un’eccessiva censura che coinvolge cibo, piacere, relazione? Come potrà una persona con un tale “arnese” nella sua bocca rispondere all’impulso di baciare, di sbadigliare, ridere sonoramente, gridare, cantare?

Insomma la notizia di una tale “invenzione” mi ha lasciata piuttosto sconcertata soprattutto alla luce di tutte le informazioni che circolano sui fattori che possono predisporre all’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare e dell’immagine corporea e tra i quali si annovera proprio l’adozione di stili di nutrizione alterati, non educativi, bensì restrittivi e che portano la persona a non costruire un rapporto con il cibo e con il proprio corpo sano, bensì distorto e colpevolizzante.

A mio avviso la ricerca dovrebbe essere diretta verso la costruzione di progetti che aiutino le persone, adulti, bambini e ragazzi ad essere motivatati nell’adozione di abitudini di vita volte al benessere psico-fisico, alla costruzione di relazioni affettive, alla riscoperta di un corpo che è veicolo e strumento di vita, di connessione comunitaria.

Ormai a più voci molti tra noi professionisti che si occupano di patologie legate ai disordini alimentari stiamo parlando di necessità di aumentare la consapevolezza, di diffondere una cultura che sostituisca ai modelli di bellezza proposti dai social media, forme più realistiche e più rispettose delle differenze che normalmente esistono tra le persone. Vi è la necessità di ricostruire un ponte con le proprie tradizioni culinarie, di riscoprire il gusto della trasformazione del cibo, della sua coltivazione, della sua orgine e della gioia della condivisione. È su tutto questo che occorerebbe investire. Altrimenti rischiamo di continuare sulla strada del giudizio, della “catalogazione” di persone che sembrano essere considerate come i golosi condannati nell’inferno dantesco all’atroce pena del contrappasso, che in questo caso ben può essere rappresentata dal “dispositivo dentale” in oggetto.

Tali riflessioni non intendono sottovalutare i problemi di salute nei quali una persona con un grande sovrappeso può incorrere. L’obiettivo è proprio quello di rendersi consapevoli della necessità di un cambiamento profondo che aiuti le persone ad essere motivate nell’adozione di uno stile di vita più sano. La perdita di peso in tal senso sarà la conseguenza naturale, non l’obiettivo fine a se stesso.

Se considerate di avere un problema nella relazione con il cibo e/o vi trovate spesso a criticare voi stesse o voi stessi per il vostro peso o il vostro aspetto, rivolgetevi ad un professionista che vi aiuti a comprendere ciò che state vivendo e con il quale o la quale progettare insieme un percorso che vi aiuti ad essere più sereni con voi stessi e la vita.


Dott.ssa Anna Scelzo
Psicologa Psicoterapeuta a Chiavari

Ambiti di intervento
  • Disturbi alimentari - bulimia, anoressia, binge eating, obesità
  • Attacchi di panico
  • Dipendenze - alcol, sostanze, gioco d'azzardo, internet
  • Problematiche di somatizzazione, relazionali e affettive
Dott.ssa Anna Scelzo

Psicologa Psicoterapeuta a Chiavari
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